martedì 20 marzo 2012

Alla scoperta dell’amore

L’amore ha paura. Troppo spesso. Lo vedo, lo percepisco, lo sento.
L’amore non è facile, l’ho scoperto una mattina di inverno, quando ho guardato negli occhi cupi di una donna. Me l’hanno detto, ma non ci ho creduto. Ho pianto, ma l’ho sottovalutato.
Quando ho smesso di cercare il sole, l’ho capito anche io. L’amore fa male, dovrebbe essere vietato ai minori di vent’anni, dovrebbe essere vietato ai cardiopatici, dovrebbe essere vietato agli “inguaribili romantici”, dovrebbe essere vietato ai cuori sognatori. Ma sarebbe troppo semplice. Non si scappa dal dolore, si scappa da un incendio, da un assassino, da un animale feroce magari, ma dal dolore non si scappa. Riuscirà a entrare in qualsiasi modo, ci proverà giorno dopo giorno, ogni notte, quando crediamo di dormire tranquilli e lontani dal pericolo, e alla fine ci sconfiggerà.
 Il dolore non salva nessuno. L’amore te lo fa solamente credere. Sì mi salverò, ma in fondo lo sappiamo che non è vero. L’amore ti sorride, ti aiuta a vivere, a stare bene, ma poi ti prende a schiaffi, ti abbandona, ti distrugge e ti invecchia. Potremmo noi essere sempre giovani e felici? No. E allora lasciamoci andare. Non cadremo mai troppo in basso dove nessuno potrà raccoglierci. Farà male, ma torneremo da dove siamo partiti, sempre.
Anche io un giorno ho incontrato l’Amore. Era bello e sorrideva. Mi ha dato la mano e mi ha portato con sé. Non avevo freddo, non avevo fame, non avevo paura. Ma mi sono ritrovata da sola, a terra, sotto una pioggia leggera, a implorare il suo ritorno. L’ho trovato per caso l’amore, l’ho trovato che ero fanciulla e ora mi sento tanto vecchia.
Avete mai visto nel mare il suo riflesso, avete mai sentito nel mare il suo calore? Io sì.
Non so quando muore un amore, ma so quando muore un pezzo di cuore.
Quando li perderete tutti, dopo le lacrime e i tuoni, abbiate il coraggio di alzarvi e andarli a cercare nel mare, uno per uno, e ricomporli tutti. Non saranno tutti vostri magari, ma prendete ogni pezzo mancante. Abbiate la forza e la pazienza di riordinarli, di abbracciarli uno alla volta.
Amatevi, ma non illudetevi. L’amore c’è per tutti, nel bene e soprattutto nel male.

venerdì 9 marzo 2012

Auguri a me!


No, oggi non è il mio compleanno. Ma io voglio festeggiarmi lo stesso.
Sì oggi, il giorno dopo la festa della donna. Alice non è impazzita, ma è molto polemica.
Ebbene sì, voglio fare l’alternativa. Se l’8 marzo nessuno vuole festeggiarmi, io lo faccio a modo mio, quando dico io. Perché in fondo questo è quello che conta.
Donne, ascoltatemi. Festeggiatevi da sole, perché se aspettate gli uomini state fresche. No, no, non c’è niente da ridere, la questione è molto seria. Sono arcistufa di tutto e tutti, ma soprattutto delle polemiche, che la gente sembra saper fare solo quelle! Se l’8 marzo non vi sta a genio, se vi sembra discriminatorio, mettendo paradossalmente la donna in una posizione inferiore, se vi lamentate perché la donna non è eccezionale solo un giorno all’anno ma sempre, allora cosa festeggiate a fare i compleanni, la festa del papà e della mamma, gli anniversari, Pasqua e Natale?? Credo che il principio sia lo stesso, o sbaglio? Esistono delle occorrenze per tutti, esistono per ricordare alle persone che amiamo quanto sono fondamentali per noi, per regalare un sorriso, per scaldare il loro cuore, per sentirci ancora più uniti, insieme. Ognuno è libero di pensarla come vuole, ovviamente, ma basta con queste storie, con i soliti attacchi e le ossessive provocazioni. C’è una festa punto. Se non vi piace non sprecate fiato. Se non vi va di fare auguri a destra e a manca, nessuno vi obbliga. Però lasciate in pace questo giorno. Il ragionamento è giusto per chi le donne non sa rispettarle, per chi le maltratta, per chi non le considera mai e poi l’8 marzo si presenta con le mimose e un sorriso malconcio, con un “auguri” impersonale, di quelli che nessuno vorrebbe ricevere. Lì è giusto protestare: non esisto solo l’8 marzo, o il giorno di San Valentino o quello del mio compleanno. Io esisto sempre!!! Sai? Ma per chi fortunatamente non si comporta così, per chi sa amarla sempre la propria donna, per chi sa dire cose tenere in una sera qualunque o in un pomeriggio di pioggia, per chi sa renderla speciale ogni momento, una parolina in più nel giorno in cui ogni donna sa di essere importante non guasterebbe! Una parola, niente di più. Cosa vi costa? Niente. È gratuita, veloce e indolore. È bella, vera, silenziosa, ma è pur sempre una grande gioia. Non venitemi a dire che festeggiate le donne tutti i giorni, ma per favore! Che confusione che sarebbe! Andremmo tutti falliti, tranne fiorai e qualche altro commerciante, sommersi di rose e cioccolatini, regali ovunque, memoria piena di messaggi, cene e colazioni insieme, feste e sorrisi a oltranza. Per fortuna, amici miei, nessuno ci festeggia tutti i santi giorni, ma ogni tanto, almeno in quelli riconosciuti dal mondo intero, beh fatevi vivi! Badate, è solo un suggerimento, poi decidete voi.
Fossi un uomo avrei mille idee per stupire una donna, per elogiarla sempre, ogni volta che ne ho voglia, ah quante cose potrei inventarmi, ma ahimè sono solo una donna. Una delle tante, una delle peggiori. Sono Alice combina guai e acchiappa grane, sono Alice che si arrabbia e si imbroncia, ma almeno il sorriso non lo perdo mai.
Ma si sa, chi fa da sé fa per tre. E allora auguri a me, tanti auguri Alice. Care donne dobbiamo fare anche questo da sole, celebrarci da noi, dobbiamo coccolarci insomma.
Sapete cosa mi piace di più delle donne? La loro forza e il loro coraggio. Pensateci e andatene fieri cari uomini, perché le donne sono un piccolo grande miracolo, che voi vogliate far loro gli auguri o meno il giorno della festa delle donne. E non ditemi che sono una femminista, perché non lo sono affatto, sappiate che vorrei una festa anche per l’uomo, sì proprio così, per aver la soddisfazione di non far loro gli auguri, di non far complimenti, né di lodarli in nessun modo. Ma di polemizzare e basta. Dopotutto bisogna riservare gli stessi trattamenti a tutti, no? J È vero sono troppo simpatica, non trovate, ma purtroppo ho un difetto, quando non mi va giù qualcosa devo urlarlo e tirarlo fuori, altrimenti potrei benissimo scoppiare. Ora mi sento meglio, scusate la sfuriata, ma mi andava di farla, tutto qui. Auguri a me, perché in fondo mi vado bene così!
E auguri anche a voi, perché non abbiamo bisogno dell’8 marzo per farci sentire, ma solo della nostra voce! ;) 

lunedì 5 marzo 2012

Goccia dopo goccia


Anche Alice ha il mal di testa. Forse perché pensa troppo.
Eh sì ci sono troppe cose a cui pensare, cosa credete. C’è molto da fare quando bisogna star dietro a due mondi diversi, quando si cerca di non dare troppo nell’occhio, quando bisogna nascondere le proprie identità a tutti, perfino a se stessi certe volte. Devo badare a tutto da sola io. Ma in fondo fatevene una ragione, siamo tutti soli. Ci sarà anche l’amore, l’amicizia, la famiglia, ma noi siamo tutti soli. È un destino inevitabile, che non risparmia nessuno. Inutile che io perda tempo a esporvi la mia teoria, c’è poco da dire, siamo soli, punto. Solo noi sappiamo quanto ci costa vivere ogni giorno, alzarci dal letto e abbozzare falsi sorrisi, o magari contenere una felicità che gli altri non potrebbero mai capire, se non per invidiarla. Qui è una lotta continua. Si salvi chi può. E quando abbiamo bisogno degli altri, nessuno ci è davvero utile più del nostro cuore e della nostra testa!
D’altronde si sa, meglio soli che male accompagnati. Ma la natura umana ha connaturata in sé la solitudine, solo noi possiamo davvero aiutarci, solo noi possiamo capirci fino in fondo, solo noi sappiamo consolarci e farci rialzare dopo una caduta. Siamo forti, più di quanto pensiamo. Siamo unici. Siamo noi. E lo siamo sempre, anche quando ci perdiamo per un po’.
Però (ovviamente c’è un però), non potrei negare il fatto che esistono persone capaci di farci compagnia nella nostra solitudine, persone davvero importanti che per noi fanno tanto, che ci danno tanto, solo con la loro presenza, ogni giorno. Ascoltandoci, parlandoci, facendoci ridere. Sono loro che danno un senso a questa maratona senza partecipanti che dobbiamo vincere contro noi stessi. Sono loro che ci amano per quello che siamo, che capiscono ogni nostro problema celato, che sentono ogni nostro lamento taciuto, che percepiscono ogni lacrima soffocata. Ci sono loro a rendere questa vita meno pesante, meno noiosa, meno desolata. Sì siamo soli, ma non abbandonati. Siamo soli, ma non siamo orfani di questa terra. Siamo soli, ma in compagnia.
C’è sempre un filo di speranza, dopotutto. C’è ancora un debole bagliore che rischiara l’orizzonte. È vero piove. L’acqua scende giù, fitta e minacciosa, mentre i tuoni innalzano il loro canto di morte, ma laggiù in fondo la vedo anche io quella fragile luce lontana, che sta lì e ci attende. Piove, magari pioverà ancora. Io non voglio bagnarmi, aspetto ancora un po’. Magari cerco riparo sotto qualche fungo gigante, magari c’è un ombrello da qualche parte. Magari la pioggia finirà e io tornerò a casa. 
Non abbiate paura, prima o poi si riesce a tornare, prima o poi si ricomincia anche a sognare. 

sabato 25 febbraio 2012

Nella tana del lupo


No, oggi proprio non va… non mi va giù niente.
Ma ho preso un impegno con voi, ho una responsabilità e non posso di certo svignarmela. Perché avrò mille difetti, ma non sono codarda. E le promesse le mantengo, o almeno ci provo. Sono timida e insicura è vero, sono debole, ma codarda no. Io sto qui e non scappo. Non vi do buca.
Credevate che nel mio mondo fosse tutto rosa e fiori? E invece no. Anche io cado nella trappola a volte. Quella che vi tende la vita, quella che vi fa sprofondare nel nulla all’improvviso, lasciandovi un’angoscia sconosciuta, quella che vi fa affondare lentamente. Esattamente quella.
No, qui non è tutta un’esplosione di colori, qui non camminiamo volando, qui stiamo con i piedi per terra, anche più di voi, ma con la testa spesso altrove.
E c’è che oggi non mi va di parlare, non mi va di fare niente. Il lupo cattivo ha preso anche me, almeno per oggi sarò il suo ostaggio e sinceramente non oppongo resistenza. Sì è vero è la strada più semplice, ma chi l’ha detto che bisogna sempre essere coraggiosi e complicarsi la vita? Non me ne vergogno, succede anche a me di svegliarmi con la luna storta, di scoprire che il male si è impossessato di me e lasciarmi andare a tutti suoi tormenti, perché dopotutto non ho la forza di reagire. Non ora. Non oggi. E non ho la più pallida idea di quando rispunterà. Non chiedo mai a chi mi abbandona quando sarà disposto a tornare. Se lo sapesse non partirebbe magari. Se lo sapessi io non mi importerebbe di starlo ad aspettare.
E comunque credo ci sia anche qualcosa di peggio del non ribellarsi, il dissimulare. Io sono pronta ad ammetterlo, so riconoscerlo quando perdo me stessa, quando inizio a dissolvermi. C’è chi invece fa finta di niente, finge e respinge. Odio l’ipocrisia della risposta “bene” alla domanda “come stai?”. Siamo sinceri, a chi vogliamo far credere di stare bene? Chi vogliamo convincere che va tutto bene nella nostra vita? Non parliamo mica con degli extraterrestri, anche gli altri stanno in questo mondo come noi e sanno come funziona. “Bene” e tutto finisce lì, nessuna spiegazione da dare, liquidiamo tutti con un “bene”, fin troppo finto però. A me non piace prendere in giro gli altri e allora mi nascondo. Non sto bene, ma non voglio neanche starlo a dire. Non mi piacciono le bugie. Sia chiaro, sono umana anche io, di bugie ne ho dette tante purtroppo, davvero tante, ma solo perché non avevo altra scelta, ero costretta ad agire così. E si sa, a mali estremi, estremi rimedi.
Insomma tutti che recitano la stessa farsa. Le cose vanno alla grande e siamo disposti anche a crederci. Certo. Ingannarci ci riesce a meraviglia. Morale della favola? Siamo tutti sulla stessa barca. Magari ognuno ha destinazioni diverse, ognuno farà le sue tappe, ma sempre lì navighiamo. Tutti con la stessa maschera. Io invece non voglio mostrarmi, ma almeno la mia faccia ce la metto sempre, quella vera anche quando è la stessa che nessuno vorrebbe vedere.
Alice vi dà la buonanotte e magari ci dorme su. Domani sarà un altro giorno, o forse no. 

giovedì 16 febbraio 2012

Il mio mondo delle meraviglie


Non so se qualcuno leggerà queste parole, ma io intanto mi presento.
Io sono Alice. Non sono bionda, non sto fuggendo da un matrimonio combinato, né sto facendo finta di ascoltare mia sorella mentre mi legge il suo libro di storia. Io amo leggere, sì, ma lo faccio da me. Mi battezzo oggi con questo nome, perché credo che sia giusto così.
La mia età? Mah, l’età non conta, vi basti sapere che ho la curiosità e la spensieratezza di una bambina, ho il corpo di una ventenne, ma penso tanto, come una saggia nonna sulla sessantina.
Io vivo in un mondo parallelo. Ho iniziato a rincorrere il Bianconiglio fin da piccola, ma lui è sempre di corsa e non si ferma mai. Ancora non l’ho trovato, ma prima o poi lo acciufferò, ve lo prometto. Ho uno Stregatto in testa, al posto del cervello, che mi dà non pochi problemi. Per fortuna ho un grande amico che mi aiuta sempre a risolvere ogni situazione difficile, lui è un Cappellaio matto, ma non fatevi ingannare dal nome, è una persona così gentile e simpatica. Con lui è impossibile annoiarsi. È il compagno di tante avventure ed è il migliore.
Io sto qui tra mille colori, consolata e cullata dal mare, nascosta tra i fiori, eppure so tutto di voi e del vostro mondo. Mi sveglio ogni mattina per inseguire i vostri sogni, per affrontare le vostre paure, per rispettare le vostre leggi, per parlare la vostra lingua, per ascoltare i vostri pensieri, per interpretare i vostri silenzi, per indossare le vostre vite…io aliena in un posto che non è il mio, non lo è fino in fondo almeno. Il mio posto può essere ovunque, ma io so che quando torno a casa, la mia vera casa, spengo la luce, chiudo gli occhi e ho la certezza che verrò ascoltata.
Non è facile vivere due realtà diverse e magari arrivare alla conclusione di non averne neanche una di vita! No… contesa tra la freschezza di un miraggio e l’irrazionalità di una realtà che vuol sembrare precisa e credibile a tutti i costi, senza però riuscirci. Io barcollo nel mezzo, in quel limbo indefinito che ha il sapore della nutella, ma quello di quando ne hai mangiato troppa, così tanta da nausearti e lasciarti con il senso di colpa e la bocca intorpidita.
Io conosco voi, ma voi non conoscete me. Né tanto meno quel che può esserci al di là dei vostri ristretti orizzonti, dietro le vostre presunzioni, più in alto del vostro cielo, ma soprattutto dentro i vostri cuori. Non c’è alcun motivo di averne paura, conoscere fa parte di voi, di noi. Io non sono così strana come credete, non sono poi tanto lontana da voi, sono Alice questo è quanto e voglio portare anche voi al di là del fiume delle vostre esistenze, risalendo controcorrente, in quello che è il mio universo.
Voi cosa ne dite? Volete venire a trovarmi?  

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